Secondo una legge non scritta della cultura popolare americana, l’assegnazione di un soprannome certifica, in positivo od eventualmente in negativo, la considerazione della collettività nei riguardi di un singolo. Rapportando questa considerazione folclorica al passato prossimo della NBA, vale la pena analizzare le parole utilizzate questa notte da LeBron James in sede di “All-Star Game Draft“.
La stella dei Lakers, selezionando singolarmente i profili più adatti per la propria squadra, ha spesso attinto alla nutrita faretra dei nickname per comunicare le sue decisioni allo studio di TNT: “Giannis ‘The Greek Freak‘ Antetokounmpo, Luka ‘Magic‘, Nikola ‘The Joker‘ Jokic, Damian ‘It’s Dame Time‘ Lillard ” sono solo alcuni esempi dell’assoluta familiarità con cui “The King” si è rivolto ai propri scudieri della partita delle stelle.
Successivamente, scorrendo le scelte dedicate alle riserve, James ha appellato Jaylen Brown in maniera decisamente originale:
“Con la mia quarta scelta, dedicata al novero delle riserve, selezionerò Jaylen ‘Underappreciated’ Brown”.
Al termine della vittoria ottenuta dai suoi Boston Celtics ai danni dei Toronto Raptors, Jaylen Brown è stato informato, oltre che della sua collocazione presso Team LeBron, anche della connotazione affibbiatagli dal suo futuro capitano. Di seguito, la risposta del “sottostimato”:
“Questa è una grande notizia. Essere selezionato da uno dei migliori di tutti i tempi è un’autentica soddisfazione. Per quel che riguarda il soprannome, non sono assolutamente infastidito. Al contrario, LeBron è evidentemente consapevole del mio impegno e della mia dedizione, al punto tale da riconoscere che meriterei più considerazione.”
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