Ora è ufficiale: Nicolò Melli lascia la NBA per tornare in Europa. L’ormai ex giocatore dei Dallas Mavericks, nelle ultime ore ha firmato un contratto triennale con l’Olimpia Milano. Si tratta di un ritorno alle origini per il lungo, vista anche la sua precedente avventura con la maglia dei medeghini dalla stagione 2010/11 alla stagione 2014/15. Queste le parole di Nicolò subito dopo l’annuncio del suo passaggio all’Olimpia:
“L’avevo detto che era un arrivederci, Milano. C’è ovviamente molta felicità nel ritrovare dopo sei anni un club che ha rappresentato tanto nella mia crescita: qui sono arrivato ragazzino, qui ho giocato le prime sfide ad alto livello, qui ho ottenuto il primo indimenticabile successo, lo scudetto. Torno diverso come giocatore, grazie alle belle esperienze ad alto livello fatte all’estero, e anche alle vittorie conquistate con altri club. E’ diversa anche Milano, rispetto a quella dalla quale sono partito: nei giocatori, nello staff tecnico, nella dirigenza stessa, che insieme alla proprietà vorrei ringraziare per quanto fortemente mi hanno cercato e voluto. Di immutato, però, ci saranno lo spirito vincente di una società che aspira sempre al massimo e la passione di una tifoseria che non vede l’ora di essere di nuovo al fianco della sua squadra: anche per queste ragioni, tornare dopo sei anni è molto stimolante”.
Qualche giorno prima, ai microfoni di Sky Sport NBA, il giocatore aveva lasciato presagire un rientro in patria con queste parole:
“Come giudico la mia avventura nella lega? Rimpianti nessuno, nel senso che credo che molte cose non fossero sotto il mio controllo, specialmente nel secondo anno. Rimane comunque un bilancio positivo: il primo anno è stato buono, è partito piano come sono partite piano anche molte esperienze di europei arrivati in corsa, quindi all’inizio non giocavo ma poi ho trovato spazio, la squadra stava andando bene e purtroppo è arrivato il Covid. Però il bilancio rimane positivo, è stata una bella esperienza: ho conosciuto un mondo che era un sogno e poter dire di aver giocato in NBA è comunque bello. Il primo anno ho anche fatto l’All-Star Game dei rookie e anche quella è stata una bella soddisfazione. Oggettivamente il secondo anno è stato l’anno più difficile della mia carriera, proprio a livello di soddisfazioni e di comprendere quello che mi stava succedendo. Però è tutta esperienza.”
La sua carriera NBA termina quindi dopo due stagioni in cui ha registrato complessivamente una media di 5 punti, 2.9 rimbalzi e 1.2 assist ad allacciata di scarpe.
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