Risultati NBA: magie di Doncic e Jokic sulla sirena, Miami e Philly si aggiudicano gli scontri al vertice. Male i Lakers
Jokic in difesa e Doncic in attacco la vincono per i loro, proprio allo scadere. Miami continua a volare, Philadelphia prova a starle dietro. Sconfitte esterne per Lakers e Hawks
Se credevate che la notte NBA si sarebbe aperta con una partita scontata e già scritta, vi siete sbagliati di grosso. Gli Houston Rockets vendono cara la pelle e sfiorano il colpaccio alla Ball Arena di Denver, costringendo la banda di coach Malone agli straordinari. Bastano pochi minuti ai padroni di casa per capire che sarebbe stata una serata difficile: pronti via, i Nuggets devono far a meno di Michael Porter Jr che si infortuna goffamente durante un lay-up a campo aperto. In attesa di conferme dallo staff, sembra si tratti di un fastidio alla schiena.
I Rockets ne approfittano e con l’altro Porter Jr della partita – Kevin in questo caso – chiudono forte il primo tempo e raggiungono il +1. La ripresa è quindi contrassegnata da un grande equilibrio, una serie di botta e risposta che ci accompagna agli ultimi minuti del match: col tempo vicino alla scadere è Aaron Gordon a portare i suoi Nuggets davanti, con una delle sue tre triple di giornata. In vantaggio di 1 punto con la palla agli avversari, l’ultimo possesso diventa quindi vitale. Ricordiamoci però che Denver ha un arma in più.
C’è infatti un MVP in campo, quel Nikola Jokic che suggella i suoi pesantissimi 28 punti e 14 rimbalzi con la stoppatona decisiva sulla sirena: a 5 secondi dalla fine, la penetrazione al ferro di Eric Gordon diventa uno scarico in area per Jae’Sean Tate che viene però incontrato al ferro dal Serbo. Giocata clutch per Jokic, Denver festeggia il 5-4 stagionale.
(7 – 2) Utah Jazz 115 – 118 Miami Heat (7 – 2)
Nel primo scontro al vertice di serata, i Miami Heat confermano l’ottimo inizio di stagione difendendo il proprio parquet da quei Utah Jazz al vertice della Western Conference. Il ritorno di Donovan Mitchell dopo lo stop contro Atlanta non spaventa gli Heat che partono forte con la coppia Hero-Adebayo. Sono proprio questi due che confezionano il 45-34 a metà secondo tempo, dopo una spettacolare transizione terminata con un alley-oop. Prima dell’intervallo il divario si accorcia e nella ripresa cominciano le danze.
La partita ora è un gioco di parziali e nessuno dei due team riesce a mettere la decisiva freccia del sorpasso. Anche sul +16 Miami, maturato nel terzo periodo, Utah risponde presente ed accorcia prima con Conley da tre e poi con Gobert per il -1. A mettere in ghiacciaia la partita ci pensano i due tiri liberi conquistati e messi a segno da Jimmy Butler, che chiude la sua partita con 27 punti e quella leadership che tanto in alto sta portando questi Heat. E se di leadership si parla, da menzionare allora anche l’impatto di Kyle Lowrie e la sua prima tripla-doppia per la franchigia della Florida.
Per i Mormoni un attacco ben equilibrato, sublimato dai 37 punti di Mitchell che sbaglia però la tripla del pareggio sulla sirena.
(8 – 2) Philadelphia 76ers 114 – 105 Chicago Bulls (6 – 3)
Altro giro, altra sfida ai vertici della lega. I Chicago Bulls ospitano quei Philadelphia 76ers che solo tre giorni fa avevano incontrato alla Wells Fargo Arena in Pennsylvania, con l’intenzione questa volta di raccogliere una vittoria. I record più che positivi di entrambe le squadre preparano i tifosi ad un match dalla grande intensità ed effettivamente le aspettative non vengono tradite.
L’inizio forte dei Bulls porta dopo appena tre minuti al primo highlight della gara: un alley-oop da cinema tra Lonzo Ball e Zach LaVine che prova a mettere sul binario giusto il match. E’ l’equilibrio invece il grande protagonista, con la partita che prende una direzione solo a metà del secondo quarto, momento in cui Joel Embiid ricorda a tutti perchè l’anno scorso è finito secondo nella lista dei candidati al premio MVP. All’intervallo, il camerunense ha già raccolto 20 punti e 10 rimbalzi.
Chicago proverà a limare il distacco, ma la sua rimonta – nell’ultimo periodo c’è addirittura il sorpasso – viene prontamente sedata dal centro Sixers e dai compagni di roster. 25 per Korkmaz, mentre per i Bulls non bastano i 32 di LaVine.