Dove arriva la follia per il basket nelle Filippine? Da Manila, la capitale del paese, distante più di 7000 miglia dalla più vicina ‘NBA action’, provengono la maggior parte delle visite del sito NBA.com, collocando la metropoli filippina in sesta posizione tra le città del mondo in questa speciale classifica. Manila precede metropoli quali Houston, Washington, Atlanta e Boston, tutte città che ospitano una franchigia NBA.
Il gioco, portato nelle Filippine dagli Americani nel 1900, è uno dei più popolari nel paese. E’ di gran lunga lo sport più praticato dai Filippini e anche le trasmissioni in TV riempiono ampio spazio. La passione per la pallacanestro non ha ancora raggiunto quella che si può vedere a livello internazionale, anche se, con la loro altezza non c’è da biasimarli. Mentre la Nazionale ha vinto 15 medaglie nei tornei asiatici, il paese ha fondamentalmente fallito l’impatto con il resto del mondo. Le Filippine non si qualificano ai Giochi Olimpici dal lontano 1972 e non hanno mai ‘prodotto’ un giocatore NBA.
Anche se la strada è ancora lunga, almeno un giovane player sta cercando di cambiare questa tendenza.
Japet Aguilar, dotato di tutti i mezzi fisici per poter sfondare in NBA, ha trascorso l’ultimo mese lavorando negli USA con la speranza di riuscire ad entrare in una squadra professionista. Il 25enne ha già lavorato davanti agli scout degli Spurs.
Figlio d’arte, il padre ora lavora in fabbrica a Chicago, Aguilar ha definito Jeremy Lin fonte di ispirazione per inseguire il suo sogno di giocare nell’NBA un giorno.
“La storia di Jeremy Lin mi ha realmente ispirato,” ha dichiarato Aguilar al sito americano ‘HoopsHype’. “Come ha lavorato per entrare in NBA… Mi ha notevolmente ispirato. Ho anche avuto la chance di giocare al suo fianco a Las Vegas. Lui è uno di quelli che lavora duramente. Si può dire che è davvero speciale. Quando abbiamo giocato con lui, si vedeva che era a suo agio in campo. In realtà non sono sicuro che si ricordi i fatti, ma siamo comunque riusciti a salutarlo.”
Come da previsioni, l’avventura americana di Aguilar è stata seguita in patria con reportage giornalieri della sua esperienza.
“Penso che le Filippine siano il più pazzo paese nel modo in cui si segue la pallacanestro che non ha ancora nessun giocatore, nato e cresciuto qui, in NBA”, ha detto Fidel Mangonon, reporter filippino. “ Quindi riponiamo molte speranze in Japeth”.
Tornando alle dichiarazioni di Aguilar ha poi detto: “La gente vuole sempre sapere cosa mi sta succedendo. C’è fin troppa pressione da parte dei media. Sia i media che i fans, entrambi. Provo a non pensarci.”
Con l’NBA che rimane un obbiettivo irrealistico al momento, il miglior momento della carriera di Aguilar negli States in questo momento potrebbe essere la D-League. Brian Levy, vice direttore generale per i ‘Bakersfield Jam’, ha visto aspetti positivi nel gioco di Aguilar durante il suo workout con la squadra.
“Japeth ha la giusta altezza e il giusto atletismo, soprattutto la prima”, ha dichiarato Levy. “E’ un ottimo saltatore che corre perfettamente sul campo di gioco ed ha un buon istinto sotto il tabellone avversario. Deve essere anche tenuto d’occhio per il fatto che tira abbastanza bene dalla lunga distanza. Ha gli strumenti per contribuire in una squadra quest’anno se trova la giusta situazione”.
Mentre il potenziale di Aguilar rimane alquanto intrigante, la sua mancanza di produzione nel suo paese d’origine dovrebbe far nascere qualche sospetto. Con la sua rispettabile altezza ha tenuto una media di soli 5.9 punti e 4.1 rimbalzi a partita la scorsa stagione nella ‘Governor’s Cup’ nelle Filippine, dove centri con la sua altezza non sono rari; avrebbe dovuto dominare grazie alle sue capacità individuali.
“Credo che abbia trovato tempi duri quando doveva adeguarsi al sistema di gioco del coach ai Talk N Text ( la squadra di JA, n.d.r ), così si è ritrovato a dover uscire dalla panchina la maggior parte delle volte, mettendo però sempre il suo talento e la sua esperienza a completa disposizione della squadra”, ha detto Mangonon. ” Aguilar ha avuto momenti di ottima brillantezza in molte partite quando molti dei suoi compagni erano infortunati ma sono rimaste rare occasioni. Con la sua stazza ed agilità, non era comunque dominante quanto avrebbe dovuto – tranne forse in difesa – anche se molti credono che abbia il potenziale per essere l’uomo giusto.”
JP è stato accusato di atteggiarsi passivamente in campo, ma Levy crede che non è questo il suo problema nel gioco.
“Penso che sia più la sua incapacità di influenzare il gioco in alcune situazioni,” ha detto Levy. “Si sforza di mostrarsi efficace ma molte volte si dimostra inefficace.”
Levy ritiene inoltre che Aguilar deve scegliere la sua ‘posizione finale’ in campo, aggiungere peso e migliorare il gioco in transizione oppure migliore le sue capacità di palleggio per essere considerato un’ala piccola.
Nele bene o nel male, JP pensa che il momento era giusto per fare un tentativo negli USA ancora una volta. Ha già trascorso due stagioni a Western Kentucky, dove non ha brillato molto a causa anche di un brutto infortunio.
“Mi piace la competizione, qua si può veramente assaporare. E’ una sfida differente da quelle affrontate nelle Filippine. ( Gli americani ) sono grandi atleti, hanno un’ottima elevazione e corrono; di conseguenza mi piace veramente molto giocare con loro. Ho bisogno di prendere le giuste decisioni ogni volta che gioco.”
La chiave per Aguilar ora è avere la possibilità di essere invitato ad un training camp in D-League. Se questo succederà, il sogno NBA potrà prendere nuovamente vita.
“E’ una strada difficile quella per raggiungere l’NBA, è un lungo cammino. Ma se lavoro nel giusto modo, credo di potercela fare”.
@m4tteolorenzo