La stella dei Los Angeles Lakers, Kobe Bryant, ancora in via di ripresa dal grave infortunio al tendine d’Achille rimediato nell’aprile scorso, ha utilizzato la prima settimana di regular season NBA per accelerare la propria tabella di marcia in vista del proprio ritorno sul parquet.
Bryant, che aveva già fatto presente ai media di aver bisogno di lavorare almeno 3 settimane al massimo del rigore prima di considerare un ritorno sul parquet per fare il suo debutto stagionale, a fine settimana ha dichiarato che il lavoro nella settimana appena passata gli ha consentito di rispettare il suo programma di riabilitazione.
“Credo che sia un buon inizio” – ha dichiarato Bryant venerdì prima della partita dei Lakers contro i San Antonio Spurs – “Questa settimana è stata un buon inizio. Sono riuscito a correre e anche bene, quindi posso contare questa settimana tra le tre che ho programmato.”
La guardia dei Lakers, entrata ormai nel 18º anno della sua carriera NBA, ha diminuito l’intensità dei suoi allenamenti dopo il ritorno della squadra dalla tourneé cinese in preseason, periodo utilizzato da Kobe per testare i propri attuali limiti fisici, ma il no.24 gialloviola è già pronto a spingere di nuovo sull’acceleratore:
“Comincerò a correre un po’ di più, ad essere più aggressivo. Per adesso va tutto bene.”
Ma anche se Kobe stesso, come detto prima, ha voluto fissare il termine di tre settimane per valutare seriamente un ritorno in campo, la stella dei Lakers vuole essere cauto e preferisce tenere a freno l’ottimismo:
“Questa settimana è andata bene. Sono stato capace di aumentare l’intensità giorno per giorno. Purtroppo il tendine di Achille è quello che è. Abbiamo attraversato la fase più dura, ma adesso devo stare attento a mettere a rischio altre parti del mio corpo, rischio che a 35 anni è ancora più elevato, e potrebbe causarmi in seguito una serie di infortuni uno dopo l’altro.”
Anche se relegato fuori dal proprio grave infortunio, tuttavia Kobe non perde occasione per partecipare alla vita della propria squadra, pronto anche a mettere la sua esperienza a disposizione del giovane trio di guardie dei lacustri, Nick Young, Wesley Johnson e Xavier Henry.
“È dura stare fuori. Ma ho comunque in questo modo l’occasione di comunicare molto con loro molto di più di quanto potrei fare quando sono in campo, soprattutto riguardo al far notare loro cose difficili da notare quando si è nel bel mezzo della partita, insegnando loro come eseguire al meglio i giochi in campo, come leggere le difese e altre cose del genere. Cerco di condividere con loro tutto quello che so, abbiamo un ottimo dialogo.”