Le spalle sono perpendicolari al canestro, la gamba sinistra è estesa, il ginocchio destro si alza, il braccio sinistro si allunga per tenere lontano il difensore, il braccio destro si alza con la palla in mano e infine, nel punto più alto, il polso da la rotazione alla palla che compie la sua parabola e attraversa il canestro uscendo poi dalla retina. Il tiro appena descritto è il famosissimo skyhook di cui qualcuno ha parlato così:
“L’ho usato per diventare il miglior realizzatore nella storia dell’NBA, ci deve essere qualcosa che funziona.”
Quel qualcuno è Kareem Abdul-Jabbar, uno degli ultimi, se non l’ultimo ad usare il gancio cielo.
L’unico figlio di Cora Lillian e Ferdinand Lewis Alcindor sr. nasce il 16 Aprile 1947 a New York e viene chiamato Ferdinand Lewis Alcindor jr., solo dopo la conversione all’Islam infatti prenderà il nome con cui viene conosciuto oggi, vale a dire Kareem Abdul-Jabbar.
Alla nascita pesa ben 5,73 kg ed è alto già 57,2 cm, dimensioni non normali per un neonato al giorno d’oggi, figuriamoci nel 1947.
Il giovane, ancora conosciuto come Ferdinand Lewis Alcindor jr., arrivato il momento dell’high school sceglie di frequentare la Power Memorial Academy, un liceo cattolico di Manhattan e in campo guida la squadra di coach Jack Donahue a tre titoli consecutivi nel campionato New York City Catholic, ad un incredibile record di 71 vittorie consecutive e ad un record assoluto di 79 vittorie e 2 sole sconfitte.
Dopo il liceo arriva l’estate del 1965 e il momento del college con il giovane Lewis che approda a UCLA del leggendario coach John Wooden, dove però disputa il primo anno nella squadra delle matricole in quanto il regolamento di allora impediva ai freeshman di giocare a livello Varsity. In quella stagione, la 1965-1966 (in cui il titolo andò poi ai Texas Western Miners di coach Haskins nella storica finale contro Kentucky), in pre-season la Varsity di UCLA è la #1 del seed nazionale e il 27 novembre 1965 per l’inaugurazione del Pauley Pavilion gioca una partita contro la squadra delle matricole della stessa UCLA, match che le matricole guidate da Alcindor vincono per 75-60 con il giovane Lewis che realizza 31 punti e cattura 21 rimbalzi. Dopo un anno di “purgatorio” Alcindor nella stagione 1966-1967 conduce i Bruins al titolo nazionale ed è proprio alla fine di questa stagione che l’NCAA prende una decisione quanto meno particolare vietando la schiacciata (riammessa poi a partire dalla stagione 1976-1977) per limitare l’uso ed “abuso” dominante che Alcindor aveva fatto di questo tipo di conclusione dati anche i suoi 218 cm di altezza. Limitato nel suo miglior tipo di conclusione Alcindor si vede costretto a cambiare il suo stile di gioco ed è qui che interviene Wooden il quale lavora con Alcindor sul potenziamento del famoso skyhook (noto anche come gancio cielo) che era già conosciuto e usato come movimento da Lewis fin dalla quinta elementare, come ammesso dallo stesso giocatore:
“Era l’unico tiro che potevo usare a quei tempi per non essere stoppato.”
Grazie all’aiuto di Wooden lo sviluppo dello skyhook ha dei risultati eccezionali diventando il marchio di fabbrica di Alcindor/Abdul-Jabbar per tutta la sua lunga carriera, skyhook che era un colpo già conosciuto e usato a livello NBA da George Mikan dei Minneapolis Lakers e Clifford Hagan dei St. Louis Hawks ma l’uso che ne fece Alcindor/Abdul-Jabbar elevò questo colpo ad un altro livello rispetto ai suoi predecessori. Gancio cielo che sarà definito poi dal suo allenatore ai Lakers Pat Riley in questo modo:
“La singola arma più devastante nella storia della pallacanestro.”
Mentre l’Hall of Famer Bill Walton si è espresso così sullo skyhook di Abdul-Jabbar:
“Si dovrebbe eliminare il termine “difendere” quando si parla dello skyhook, sei impotente, è un colpo indifendibile.”
La stagione 1967-1968 è la prima senza l’uso della schiacciata a livello NCAA. Nel match del 12 Gennaio 1968 contro University of California, Alcindor in una battaglia a rimbalzo con Tom Henderson subisce un graffio alla cornea sinistra, graffio che lo costringe a saltare le due successive partite contro Stanford e Portland. Lewis torna però in campo in quello che fu definito il match del secolo il 20 Gennaio 1968 nell’incontro di regular season contro gli Houston Cougars del coach Guy Lewis, disputato allo Houston Astrodome di fronte a 52.639 spettatori e in diretta tv nazionale per la prima volta. Elvin Hayes per Houston segna 39 punti a cui aggiunge 15 rimbalzi mentre Alcindor, che soffriva ancora per il graffio alla cornea sinistra, realizza soltanto 15 punti con Houston che sconfigge per 71 a 69 UCLA la quale vede così interrotta la sua striscia di 47 vittorie consecutive. La rivincita non tarda però ad arrivare, infatti nella semifinale nazionale NCAA i Bruins sconfiggono Houston per 101 a 69, con Hayes limitato a soli 10 punti, e poi vincono un altro titolo superando in finale North Carolina. Dopo il secondo titolo, nell’estate del 1968 Alcindor si converte all’Islam mantenendo però ancora il suo nome originario. Sempre l’estate del 1968 è quella delle Olimpiadi di Città del Messico e come ogni Olimpiade, fino a quella del 1988 a Seoul, gli Stati Uniti mandano una squadra di soli giocatori di college, tra cui doveva esserci ovviamente anche Alcindor che però decide di non partecipare alla spedizione olimpica per protestare contro la disparità di trattamento degli afro-americani negli Stati Uniti e non mettendo così in bacheca uno dei pochissimi titoli che mancano nella sua carriera, la medaglia d’oro olimpica.
Nel 1969 UCLA vince ancora il titolo nazionale e Alcindor consegue anche la laurea in discipline umanistiche con specializzazione in storia.
Si conclude così la carriera collegiale di Alcindor con la vittoria di tre titoli nazionali ed altrettanti titoli di Most Outstanding Player delle tre Final Four disputate, inoltre nel 1969 Lewis è il primo in assoluto ad essere nominato Naismith College Player of the Year. UCLA nei tre anni di permanenza del centro alla corte di coach Wooden raggiungerà un record di ben 88 vittorie a fronte di sole 2 sconfitte.
Arriva l’estate del 1969 dove Alcindor riceve un’offerta di 1 milione di $ per giocare con gli Harlem Globtrotters, offerta che però rifiuta aprendo di fatto le porte al professionismo. Viene quindi scelto con la prima chiamata assoluta al draft NBA dai Milwaukee Bucks ma allo stesso tempo viene anche scelto, sempre con la prima chiamata assoluta, dai New York Nets dell’ABA, i quali pensavano di aver vantaggio rispetto ai Bucks viste le origini newyorkesi di Alcindor. Il centro però comunica alle due squadre che avrebbe valutato solo un’offerta da ogni squadra, con l’offerta dei Nets che viene ritenuta troppo bassa rispetto ai 1,4 milioni di $ offerti dai Milwaukee Bucks. I New York Nets alzano così l’offerta arrivando a 3,25 milioni di $ ma Alcindor la rifiuta rimanendo fedele a quanto detto in precedenza e aggiungendo:
“Una guerra di offerte degrada le persone coinvolte. Mi fa sentire come un venditore ambulante di carne e non voglio essere visto in questo modo.”
L’approdo in NBA era ormai cosa fatta, Alcindor avrebbe indossato la maglia #33 dei Milwaukee Bucks, giocando così per la franchigia del Wisconsin.
I Milwaukee Bucks che venivano da una stagione di 27 vittorie e 55 sconfitte, con l’ingresso di Alcindor in squadra, seppur nel suo anno da rookie, migliorano notevolmente il proprio record portandolo a 56 vittorie e 26 sconfitte e raggiungendo il secondo posto nella allora Eastern Division con il #33 che può tornare ad usare la schiacciata (non vietata in NBA) ma continua ad usare, migliorare e raffinare sempre più lo skyhook e conclude la stagione come secondo marcatore della lega (28,8 punti) e come terzo rimbalzista (14,5 carambole) vincendo a mani basse il titolo di Rookie Of the Year.
La stagione successiva la dirigenza dei Bucks decide di potenziare la squadra acquisendo Oscar Robertson “The Big O” dai Cincinnati Royals, Milwaukee con un supporting cast formato da Bobby Dandridge, Jon McGlocklin, Greg Smith, e Lucius Allen fa registrare il miglior record della lega (66-16) ottenendo anche 20 vittorie consecutive e Alcindor vince il titolo di MVP della Regular Season. Ai play-off Milwaukee arriva fino alla finale dove supera con uno sweep i Baltimore Bullets e Alcindor viene eletto MVP delle Finals, regalando il primo, e per ora unico, titolo della storia alla franchigia del Wisconsin.
È proprio durante i primi anni a Milwaukee che il colpo di Alcindor prende il nome di skyhook, merito di Eddie Doucette, speaker dei Bucks di allora, che appunto conia il termine skyhook per questo tipo di tiro.
Il 1° Maggio 1971, il giorno dopo la vittoria del titolo, Lewis Alcindor jr., che già si era convertito all’Islam ai tempi di UCLA, comunica la propria decisione di cambiare il suo nome in Kareem Abdul-Jabbar la cui traduzione è: “nobile (Kareem) servo di (Abdul) il potente (Jabbar)”, dove con potente è inteso Dio.
La stagione successiva (1971-1972) Kareem Abdul-Jabbar vince nuovamente il titolo di MVP della Regular Season mentre nella stagione 1973-1974 i Bucks vincono la propria Division per il quarto anno consecutivo e Kareem Abdul-Jabbar viene ancora una volta eletto MVP della Regular Season per la terza volta in soli cinque anni nella lega con Milwaukee che torna in finale NBA dove però viene sconfitta dai Boston Celtics perdendo gara 7 per 102 a 87.
Ci si affaccia così alla stagione 1974-1975 e in un incontro di pre-season Abdul-Jabbar in uno scontro di gioco subisce un nuovo graffio alla cornea, prendendosela poi con la struttura del canestro perforandola ma subendo nel colpo inferto alla struttura la rottura della mano. Dopo aver saltato le prime 16 partite della stagione per il doppio infortunio, Abdul-Jabbar ritorna in campo indossando degli occhiali protettivi che non si sarebbe più tolto (se non in rare occasioni) fino alla fine della sua carriera da giocatore. Nonostante il ritorno di Kareem la stagione dei Bucks non è esaltante come le precedenti e si conclude con il record di 38 vittorie e 44 sconfitte, con Milwaukee all’ultimo posto della Midwest Division e l’esclusione dai playoff.
Nei suoi anni in Wisconsin Kareem Abdul-Jabbar aveva un ottimo rapporto sia con la città di Milwaukee che con i suoi tifosi di cui aveva sempre parlato bene ma l’essere nel Midwest non lo rendeva felice e ciò era dovuto alla mancanza di persone che non condividevano le sue convinzioni religiose e culturali e così chiede di essere ceduto a New York o a Los Angeles. La dirigenza della franchigia del Wisconsin accontenta Abdul-Jabbar mandando lui e il centro di riserva Walt Wesley ai Los Angeles Lakers e ricevendo in cambio il centro Elmore Smith, la guardia Brian Winters, e i rookie Dave Meyers e Junior Bridgeman. Ci si appresta così ad affrontare la stagione 1975-1976, la prima in maglia Lakers per Kareem Abdul-Jabbar.
La prima stagione in maglia Lakers è fallimentare dal punto di vista di squadra con Los Angeles che ottiene 40 vittorie e 42 sconfitte arrivando al penultimo posto della Pacific Division e mancando l’ingresso nei playoff ma Abdul-Jabbar realizza 27.7 punti a partita, è primo nella classifica dei rimbalzi (dove cattura 1.111 rimbalzi difensivi, record ancora oggi per rimbalzi difensivi in una sola stagione NBA), delle stoppate e dei minuti giocati, realizza più di 4.000 PRA (punti+rimbalzi+assist) e viene eletto MVP della Regular Season per la quarta volta in sette anni. Nel 1976, dopo il primo anno a Los Angeles, Abdul-Jabbar inizia a praticare yoga per migliorare il suo fisico, la sua flessibilità e la sua agilità, lavorando in modo rigoroso ed anticipando di molti anni questo tipo di lavoro che invece si sarebbe visto in NBA solo successivamente. Si arriva così alla stagione 1976-1977 in cui i Los Angeles Lakers assumono Jerry West come allenatore, Abdul-Jabbar finisce la stagione primo per percentuale al tiro, secondo per rimbalzi e per stoppate, terzo in punti a partita e vince un altro MVP della Regular Season, il quinto, che gli fa raggiungere il record di Bill Russell, ma i Lakers, nonostante vengano dal miglior record NBA e con il fattore campo favorevole, vengono eliminati con uno sweep nella finale della Western Conference dai Portland Trail Blazers di Bill Walton che poi vinceranno il titolo NBA.
Nella prima partita della stagione 1977-1978 i Lakers incontrano i Bucks, ex squadra del loro centro titolare. Il match inizia male per L.A., infatti dopo appena 2’ di gioco il rookie Kent Benson colpisce con una gomitata Kareem Abdul Jabbar, il #33 in giallo-viola risponde colpendo a sua volta l’avversario alla mascella rompendogliela ma fratturandosi la mano, frattura che gli fa saltare le successive 20 partite. Nei playoff la squadra di coach West viene eliminata dai Seattle Supersonics e sono sempre i Supersonics ad eliminare i Lakers nei playoff dell’anno successivo nonostante Abdul-Jabbar e i promettenti giovani Jamaal Wilkes e Norm Nixon.
È l’estate del 1979 e sta per esserci una sorta di “rivoluzione” a Los Angeles, la quale porterà al miglior decennio della storia giallo-viola.
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SIMONE CARLONI