Partiamo dai fatti: al prossimo All Star Game si voterà per 2 guardie e 3 forwards.
Niente distinzioni tra i big men della Lega, se il pubblico voterà tre ali, il quintetto della domenica giocherà senza il centro. La potremmo chiamare “regola Duncan”(e sappiamo che l’influenza degli Spurs non ha limiti…), e andranno a beneficiarne i vari Love, Bosh, Bargnani, Garnett, Gasol e lo stesso caraibico, ovvero i graziati da madre natura, che ad altezza e talento, aggiungono mani da liutai e coordinazione ai confini dello Zen.
Non esattamente la descrizione di un centro, al secolo pivot, l’omaccione alto e largo che non può ricevere i passaggi schiacciati. Anzi, per molti versi le strutture fisiche e i giocatori che rientrano nella sommaria descrizione appena fatta vengono adattati a giocare come numeri 5, pur non essendolo mai, e mai lo diventeranno.
Perché devi avere un certo qual fisico, una ben specifica predisposizione mentale e un’attitudine al lavoro sporco per giocare centro: caratteristiche che ti rendono tanto più raro e utile come giocatore, tanto più l’una o l’altra sono accentuate. Non sarà mica che l’NBA non trova più un centro vero? No, i centri ci sono, almeno nella maggioranza delle squadre. Ma sono cambiati. Sono diversi. Sono cambiati i tempi.
No, non sto parlando per luoghi comuni. Mi riferisco ai tempi di gioco. Dal 1954, introduzione dei 24 secondi, ad oggi, le cose sono cambiate, e parecchio. Siamo passati attraverso diverse ere cestistiche: dal gioco di possesso palla, con partite noiosissime, siamo arrivati ad avere 24 secondi per costruire un tiro, dal gioco orizzontale al gioco verticale sopra il ferro, da giocatori con fondamentali eccezionali e corporature dedicate al ruolo ricoperto, ad atleti completi, veloci e forti, fino all’NBA di oggi.
Con giocatori talentuosi che fanno del loro corpo, macchina perfetta ottimamente allenata, il principale biglietto da visita, adattabili oltre le più rosee aspettative, questi autentici fenomeni rendono sempre più spettacolore lo sport che amiamo.
Ecco il perché della nuova regola dell’All Star Game, dove si dovranno riunire i migliori giocatori della Lega, è giusto che non ci siano differenze, considerato che l’adattabilità dei roster è una delle armi più vincenti negli ultimi anni, si chieda di Coach Spoelstra.
Non è un caso che la squadra da battere giochi senza un 5 di ruolo. D’Antoni ne sarebbe orgoglioso se non se li trovasse come avversari: il gioco veloce è il futuro della pallacanestro. Atleti come LeBron James, sono i giocatori più preziosi, e tra qualche anno ne vedremo delle belle. Il centro è passato, non il suo ruolo badate, perché servirà sempre un giocatore lì sotto, bensì le sue caratteristiche: verranno richieste più qualità, più competenze e più trasversalità ai big men. Fa parte della normale evoluzione del Gioco.
Howard ha il diritto di esprimere la propria opinione da centro, ma come tutte le idee passate di Stern, anche questa verrà giudicata col tempo, e se come credo il Commissioner-avvocato non ha perso lo smalto, anche questa sarà vincente.
Matteo Manganiello