Avete mai sentito dire: “dimmi da dove vieni e ti dirò chi sei”? Il personaggio di cui sto per parlare è l’emblema di questo detto, ma per parlarne meglio è necessaria una breve premessa storica.
Siamo a cavallo degli anni 80 e 90, in Europa c’è aria di cambiamento, la morte del maresciallo Tito ha portato voglia di indipendenza e alimentato le tensioni tra Slovenia e Croazia, tensioni che sfoceranno in guerra tra il 91 e il 95, e si risolveranno con la frammentazione della Jugoslavia.
In questo clima di irrequietezza, si trova una zona non coinvolta direttamente dai conflitti, l’attuale Montenegro; nonostante gli scontri armati non vedano chiamata in causa la nazione, la influenzano comunque, facendo vivere nel terrore gli abitanti; ed è qui che muove i suoi primi passi (letteralmente parlando), l’attuale centro dei Minnesota Timberwolves, Nikola Pekovic.
Il Montenegro è una delle terre più impervie d’Europa, pochissime le pianure, persino le coste risultano alte e dirupate, come già detto la povertà dilaga e vede coinvolta una grandissima fetta della popolazione tutto questo si riflette su Nikola, sia in campo che fuori.
Il fisico è quello del centro puro, 2 metri e 11 per più di 130 kili, Il volto è duro proprio di chi non ha avuto un’infanzia facile, di chi ha dovuto sudare per ogni singola cosa nella vita, lo sguardo impassibile che non lascia trasparire emozione alcuna; a poco importano i titoli nazionali vinti in Serbia con il Partizan, non è questo quello che cancellerà le sofferenze, Pekovic lo sa, e lo sa molto bene. L’enorme tatuaggio sulla sua spalla sinistra raffigurante un guerriero medievale che sovrasta dei teschi dimostra la sua incredibile voglia di lottare.
Nel 2008 arriva la grande chance, viene scelto al draft dai Twolves con la chiamata numero 31, sarebbe stato comodamente tra i primi 10 ma l’alto stipendio percepito non gli permetteva di essere scelto al primo giro. Non andrà subito in NBA (forse non sentendosi ancora pronto), resterà in Europa, in terra greca,la maglia sarà quella verde del Panathinaikos con la quale proprio nel 2008-09 arricchirà il suo palmares grazie alla vittoria in finale di Eurolega per 73 a 71 contro il CSKA. Il rimandato approdo in NBA arriverà nel 2010 quando sbarcherà a Minneapolis. Il primo impatto con il basket a stelle e strisce sarà tutt’altro che esaltante (in parte per colpa sua, in parte per demeriti collettivi di una squadra certamente non competitiva), il suo gioco sembra poco adatto alla pallacanestro d’oltreoceano, ma Nikola non demorde, non l’ha mai fatto da buon gladiatore qual’è, è sempre stato abituato agli ambienti ostili e vuole dimostrare a se stesso e al mondo intero che merita di stare dov’è, e che non solo può starci ma può dominare. Il centrone montenegrino lavora sodo, sempre con lo stesso sguardo impassibile, l’espressione sempre seria, dando il 100% in ogni allenamento, in ogni partita, modellando e definendo un fisico, prima, forse non perfettamente adatto alla NBA dove la massa muscolare conta e non poco.
Il suo stile di gioco,tuttavia, non cambia, rimane un basket semplice, da lungo vecchio stile, rimbalzi, lavoro sporco, blocchi granitici, giocate in post basso; non gli vedrete mai fare qualcosa fuori dall’ordinario ma allo stesso tempo le giocate elementari sono fatte in maniera encomiabile.
A Minnesota le cose iniziano a cambiare, la squadra si muove bene sul mercato e finalmente risulta competitiva, grazie soprattutto all’arrivo di Rubio; Pekovic trova un’ottima intesa con Kevin Love, con il quale si completa alla perfezione componendo un reparto lunghi di primissima scelta (forse il migliore della Lega). Pekovic chiuderà la stagione in modo positivo con 14 punti di media conditi da 7.4 rimbalzi a sera , tuttavia un grave infortunio per il playmaker spagnolo (vero metronomo della squadra) impedirà l’arrivo ai playoff, che sembrava scontato, dei Twolves; il fallimento non sarà totale, anzi, infatti i meccanismi della franchigia di Minneapolis risulteranno perfettamente oliati e pronti a ripartire, con nuovi importanti innesti sul mercato.
Arriviamo quindi all’annata in corso, dove i Timberwolves stanno facendo un lavoro di altissimo livello, nonostante i tanti infortuni. Pekovic è riuscito a incrementare le cifre della passata stagione raggiungendo i 15.6 punti di media coadiuvati ad 8.2 rimbalzi; Minnesota quest’anno potrà arrivare ai playoff, finalmente, e dimostrare così quanto realmente vale, se ciò accadrà buona parte di merito dovrà essere attribuita a Nikola Pekovic il metodico e disciplinato montenegrino, che sta insegnando alla NBA e al mondo intero che non servono strabordanti mezzi atletici o funamboliche giocate per poter fare la differenza, perché nulla è più efficace della passione, della dedizione e del duro lavoro.