A Los Angeles, sponda Lakers, si è raggiunto il minimo storico di vittorie in una singola stagione (record 27-55) che ha visto Mike D’Antoni affondare tra le critiche prima dei tifosi e poi della stampa, arrivando al licenziamento (quasi obbligatorio) a favore del nuovo arrivato Byron Scott. Parola d’ordine di quest’anno? Fare tutto ciò di possibile per arrivare lontano, minimo playoff, timidamente si è piu’ volte sentita la parola “vincere”, ma si capisce anche il motivo: i gialloviola hanno a roster il giocatore peggiore per parlare di “anno di transizione” o “serve tempo per costruire e tornare a vincere”. Il mercato estivo non ha fatto altro che confermare la mediocrità della gestione dirigenziale degli ultimi anni da parte del figlio del grande e defunto owner Jerry Buss. Jim, in eterna combutta con la sorella Jeanie, è colui che ha preso in mano le redini della franchigia e per la stampa sportiva americana è lui il vero responsabile della catastrofe attuale: si dice che sia stato proprio lui a cacciare Phil Jackson nel 2011, assumere Mike Brown e licenziarlo poco tempo dopo (a stagione appena iniziata) per assumere Mike D’Antoni (scialacquando la possibilità di firmare ancora Phil Jackson), licenziare Mike D’Antoni ed infine assumere Byron Scott (11 anni a difendere i colori di questa maglia da giocatore). La parte peggiore però non è rappresentata dagli allenatori che altro non possono fare se non schierare i giocatori migliori acquisiti dal General Manager, proprio in accordo con lo stesso Jim Buss. Gli arrivi di Dwight Howard e Steve Nash avevano fatto sognare tutti, sogni che si sono trasformati in incubi nel momento in cui il front-office non ha saputo valorizzare lo stesso Howard, poi perso in free-agency senza ottenere nulla in cambio, e soprattutto incatenandosi con la situazione contrattuale di Steve Nash, il quale per amor di patria (?) ha bellamente dichiarato di voler guadagnare fino all’ultimo centesimo dichiarato a contratto. Come si poteva riparare questa situazione? Puntando tutto sulla free-agency dell’estate appena trascorsa. Il rinnovo di Kobe Bryant, a busta chiusa, del valore di 48 milioni di dollari è stato visto come un errore che non ha fatto altro che affievolire le possibilità di costruire una squadra da subito in grado di vincere, ma quando si tratta di ri-firmare KB24 non si può non tenere conto del lato romantico: uno come lui si rinnova a prescindere. Gasol non rinnova, arriva Jeremy Lin, per un anno intero i tifosi gialloviola sono stati invitati a sognare LeBron James, Carmelo Anthony, Kevin Love. L’inganno è finito, si torna sulla terra: i Lakers si dovranno accontentare dell’ennesima, strana, stagione mediocre.
Il Mercato dei Lakers
Acquisti: Ed Davis, Julius Randle, Jeremy Lin, Carlos Boozer, Jordan Clarkson, Wayne Ellington, Ronnie Price
Cessioni: Chris Kaman, Pau Gasol, Jordan Farmar, Jodie Meeks, Kent Bazemore, Marshon Brooks, Kendall Marshall
Quintetto base per la stagione 2014/15
La Panchina
Tabella dei Salari
Il Coach
Dopo aver fallito miseramente con l’esperimento Mike D’Antoni la dirigenza losangelina ha deciso di chiamare presso di sè una vecchia conoscenza della storia Lakers. Byron Scott è stato uno dei tanti nomi accostati alla franchigia californiana per poi aver ottenuto ufficialmente il ruolo a metà luglio, forse troppo tardi per preparare il mercato (oramai consumato) estivo, ma le scelte del front-office erano chiare già da giugno: prima si costruisce la squadra, e solo dopo si deciderà l’allenatore. Byron ha firmato un quadriennale da 17 milioni di dollari totali, sicuramente un segno di fiducia per colui che in passato ha saputo conquistare le Finals NBA per ben due volte, perse entrambe, con i suoi New Jersey Nets. La totale fiducia di Kobe Bryant in lui potrà essere importante in chiave ambientale all’interno dello spogliatoio gialloviola, una visione di basket similare che potrebbe produrre dividendi già da questa stagione, la penultima della carriera per il numero 24.
Giocatore Chiave Attacco
Poco da dire, risulterebbe pleonastico spiegare perchè sia Kobe Bryant il “giocatore chiave dell’attaco”. Si accende, si spegne: lo decide lui, quando vuole lui. Come già anticipato in precedenza potremmo assistere, molto probabilmente, ad uno degli ultimi balli di chi, nell’era post-Jordan, ha saputo emularne le gesta rendendole perfette, se non migliori. La voglia che ha di vincere è forse la più profonda alla quale si abbia mai avuto a che fare e non sarà certo un roster mediocre, un ginocchio traballante, a fargli cambiare idea ed anzi… il solito obiettivo è conquistare il sesto anello, a 36 anni e con alle spalle quasi 1 anno e mezzo di stop (intervallato da 6 presenze nel dicembre scorso) i gialloviola si affideranno sempre a lui per far girare un attacco che in questo momento è tutto fuorché spaventoso. Godiamocelo in silenzio: chapeau Kobe.
Giocatore Chiave Difesa
Lo ammetto candidamente: ho fatto fatica a trovare il giocatore chiave per la difesa. Ho scelto Jordan Hill, forse l’unico, all’interno del quintetto, in grado di dare quella energia difensiva che sia in grado di coinvolgere anche i propri compagni di squadra. A partire magari dallo stesso Kobe che durante la stagione tende ad essere abbastanza “benevolo” nei confronti del proprio attaccante, anche se i numeri a fine stagione tendono (solo in parte) a smentire questa leggenda. Compito di Hill sarà quello di proteggere l’area dalle probabili penetrazioni che subiranno a ripetizione a causa della presenza di Steve Nash che a quasi 40 anni suonati non potrà assolutamente reggere il passo dei moderni playmaker “tutto muscoli e esplosività”. Boozer rappresenta un altro problema, durante la sua carriera non ha mostrato miglioramenti significanti in questo lato del campo, forse pensando di autogiustificarsi con prestazioni più che buone nell’area offensiva. In questo senso l’energia di Hill sarà fondamentale, per rendere Kobe-Nash-Boozer dei difensori veri.
Rivelazione della squadra
In una squadra dal buon talento offensivo spicca soprattutto il giovane Julius Randle, fresco di scelta al Draft ed in grado di apportare a Los Angeles freschezza e senso del gioco. A diciannove anni il giocatore ex-Wildcats potrebbe essere la piacevole sorpresa che tutti i tifosi gialloviola si aspettano di trovare durante la stagione che partirà il 29 ottobre, le sue capacità offensive non si discutono, potenzialmente è una superstar in grado di giocare sia fronte che spalle a canestro condendo il tutto con la solita doppia cifra di rimbalzi per partita. E’ sempre sbagliato cercare paragoni con i giocatori NBA attuali ma questo “giochino” vi aiuta a capire di che giocatore si tratti: un mix tra Odom e Zach Randolph. Bisognerà testarlo, la lega professionistica americana è sempre un incognita ma la serietà di Julius rappresenta una garanzia soprattutto nel medio-lungo periodo.
Miglior innesto
Al netto della presenza di Randle nella categoria “Rivelazione dell’anno” la scelta è automaticamente divenuta impervia: Boozer – Clarkson – Davis – Lin ? Potrebbe sembrare folle ma la scelta è ricaduta proprio sull’americano di origini asiatiche. Il motivo è presto consegnato ai lettori: Steve Nash negli ultimi anni sembra aver abbandonato quasi ogni possibilità di rivederlo giocare come solo lui ci aveva abituati, il fisico non lo ha sostenuto nella sue esperienza californiana e non ci sono prove credibili che possano indirizzarci nel senso contrario. Jeremy Lin, quindi, avrà il compito di essere il vero playmaker della squadra e dovrà dimostrare che la “Linsanity” non sia stata solo un dono di Dio che in quel periodo ha chiuso gli occhi e regalato talento cestistico temporaneo al primo laureato di Harvard capitato sottomano. Gli anni a Houston (che miracolosamente si sono liberati di lui prima che il contratto sottoscrittogli li zavorrasse) non hanno confermato ciò che di buono aveva fatto vedere ma sotto il profilo offensivo può rappresentare una alternativa al già citato Nash che avrà il compito, soprattutto, di organizzare il gioco con i suoi tempi da maestro d’orchestra.
Punti di forza di questi Lakers
Nel complesso il livello offensivo della squadra potrà creare molti problemi a chiunque troveranno davanti. Young, Bryant, Boozer, Randle, Nash hanno punti nelle mani e, soprattutto per quanto riguarda i primi due, l’imprevedibilità delle giocate potrà ancora creare differenza in questa lega. Certo il discorso dovrebbe e potrebbe essere ampliato tenendo conto di diverse alternative e risposte a molti dubbi, ma la situazione in casa Lakers è questa: squadra nuova, coach nuovo. Certezze non ce ne sono, il roster sembra essere stato costruito con i “primi pezzi disponibili” trovati sul mercato ma se Byron troverà la giusta chiave ci divertiremo tutti.
Punti deboli di questi Lakers
La prima cosa che salta in mente a chiunque guardi il roster della stagione 2014/2015 è sicuramente LA DIFESA. L’anno scorso i Lakers, un po’ per lo stile di gioco, un po’ per le qualità non eccelse individuali, è stata una delle squadre peggiori del campionato a livello difensivo e non c’è nulla a far credere che quest’anno possa andare diversamente. Per ovviare alla mancanza di talento difensivo sarà compito del solito Scott trovare la giusta alchimia per far sì che 12 giocatori diventino una squadra vera e propria in grado di muoversi collettivamente come fossero uniti dallo stesso filo.
Miglior scenario stagione 2014-15
48 – 34 I playoff rappresentano sicuramente il miglior scenario di questi Lakers, ed a Ovest ci vuole un record di tutto rispetto per raggiungerli. L’unico motivo per cui credere ad un miracoloso posto alla post-season è, ovviamente, Kobe Bryant che magari potrà assistere alla esplosione, fin da subito, del giovane Julius Randle. La speranza dei tifosi gialloviola è di vedere uno stile di gioco che si sposi perfettamente con i giocatori a roster, Young non dovrà far altro che confermare le cose buone viste lo scorso anno, Nash potrebbe (finalmente) avere una stagione senza problemi fisici e la panchina avrà il suo bel da fare. Raggiungere i playoff è difficile sì, ma non impossibile.
Peggior scenario stagione 2014-15
30 – 52 Il peggior scenario sarà sicuramente migliore della classifica dello scorso anno. Certo è che 30 vittorie non vanno lontane dalle 27 conquistate da Mike D’Antoni, l’unica possibilità di fare così male è motivata dal trend sempre più in voga in casa Lakers: infortunarsi. Se Kobe non dovesse reggere o non potrà essere più la macchina da guerra che era prima sarà un problema per i gialloviola, Nash dovrà trovare la pozione magica che gli consentirà di giocare anche solo 2 partite consecutive e Byron Scott ha poco tempo per oliare meccanismi di gioco completamente nuovi per una squadra formatasi a fine luglio. In questa visione è tutto così negativo, c’è solo un problema: sembra tanto la realtà dello scorso anno, e fa paura.
Previsioni
40 – 42 Realisticamente parlando i gialloviola hanno poche possibilità di raggiungere i playoff. La Western Conference non lascia sopravvissuti e a Los Angeles, sponda Lakers, lo sanno bene. Al Media Day di una settimana fa i giocatori si sono presentati sorridenti e tranquilli di potere fare bene ma la stampa USA non sembra essere clemente: niente playoff, stagione mediocre, altro anno in purgatorio. Kobe Bryant è l’unica speranza a cui aggrapparsi ma come già ampiamente ripetuto addietro, è tutto da sperimentare. Ai tifosi gialloviola un consiglio c’è: i Lakers, per storia e carisma, rappresenteranno sempre una minaccia. Potranno vincere contro chiunque ma anche perdere contro chiunque, serve equilibrio. Ma a pensarci in questo momento non sembra realistico poterlo scorgere….