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Road to Draft 2014: Andrew Wiggins

Quando Wiggins avrà gli anni pari al numero sulla sua maglia avrà tre anni di NBA alle spalle: il tempo per crescere non manca di certo

Andrew Wiggins. Draft 2014. E’ dall’ottobre 2012, quando Andrew si riclassificò per la classe collegiale del 2013, che questi due nomi sono indissolubilmente legati e troveranno il loro definitivo compimento il 26 giugno prossimo quando il nome del ragazzo canadese verrà pronunciato dal Commissioner Adam Silver a New York insieme a quello di altri 29 ragazzi. Atteso ingiustamente come il Messia ed il futuro dell’NBA ancor prima di scendere in campo da un pubblico che non riesce a non vedere in ogni ragazzo dall’enorme potenziale un nuovo LeBron o Jordan che sia, la carriera collegiale di Andrew Wiggins (2.03 e 19 anni da poco compiuti) è stata vista da alcuni come una parziale delusione. La verità però è molto più complessa e se il ragazzo ha dimostrato di avere ancora, come è normale che sia, una lunga strada da percorrere per diventare una superstar NBA, d’altra parte non c’è da stupirsi e ci pare anzi corretto che l’ala piccola dei Jayhawks possa essere con buone probabilità la prima scelta assoluta (o comunque una delle prime 3) del prossimo Draft. Andiamo allora a vedere il profilo del giocatore, prima di trarre le nostre conclusioni finali.

L’elevazione non è certo un problema

I primi aspetti positivi che saltano all’occhio sono sicuramente un enorme potenziale e un atletismo da elite NBA sin dal primo giorno sul campo: Wiggins ha dimostrato di poter colpire dalla distanza, in fade-away, con un jab step ampiamente nel suo arsenale ed in transizione, uno dei suoi punti di forza vista la velocità con cui riesce ad attaccare i 28 metri grazie alle sue ampie falcate. Il suo atletismo gli concede di rilasciare jumper sopra la testa dei difensori, correre il campo come una gazzella e di essere molto pericoloso anche a rimbalzo, specialmente offensivo (oltre i 2 di media in stagione) dove riesce regolarmente a correggere i suoi stessi errori al tiro. La sua rapidità di piedi, le sue doti fisiche e di lettura del gioco gli permettono di essere anche un ottimo difensore capace di tenere il passo contro gli avversari più pericolosi. La mobilità laterale e l‘ampiezza della sua apertura alare lo rendono un pericolosissimo difensore sulla palla, gli concedono la possibilità di marcare praticamente tutte le posizioni dalla 1 alla 4 e di recuperare diversi palloni. La sua reattività lo porta anche ad essere un temibile stoppatore. Ma andiamo a vedere qualche immagine:

In questa azione tratta dalla partita contro West Virginia, dove Wiggins firmò il suo career high di 41 punti, vediamo Andrew marcare il play avversario, nonché giocatore più pericoloso dei Mountaineers, Juwan Staten. Wiggins non solo recupera su Staten dopo che questi ha ricevuto un blocco, ma lo stoppa ed una volta ritornatagli la palla tra le mani corre il campo in 3 secondi concludendo con una schiacciata in transizione. In soli 6 secondi una goccia di tutto il suo potenziale:

http://www.youtube.com/watch?v=zlyuIIXLbCE

In generale potremmo usare tutta la sua partita contro WV come manifesto delle sue potenzialità:

Parlavamo di velocità, reattività, atletismo e rimbalzi offensivi. Qui, contro Texas Tech, taglia l’area e va a schiacciare nel tempo in cui gli avversari e il compagno di squadra Tarik Black si rendono a malapena conto del fatto che la palla non finirà sul fondo della retina.

http://www.youtube.com/watch?v=84FpjpswFSE

In transizione poi dimostra un eccellente controllo del corpo abbinato alla sua velocità, qui contro l’ottima difesa di Florida:

Molti gli hanno mosso la critica di sparire troppo spesso dalle partite, vedasi anche i 4 punti nella partita finale contro Stanford al terzo turno del Torneo NCAA: se è vero che prima o dopo l’abbiamo pensato un po’ tutti e se è vero che, come quasi inevitabile, Wiggins ha avuto alcune partite opache, d’altra parte questa osservazione è piuttosto traballante. Il Wiggins della partita contro West Virginia è quello che fa saltare dalle sedie tutti e concentra su di sé, non per sua volontà,  le abusate etichette di giocatore più forte dai tempi di (inserire nome a piacimento), ma un aspetto che colpisce di Wiggins è anche la sua grande intelligenza cestistica e la sua notevole capacità di influire sulla partita senza inutili protagonismi che dall’alto del suo talento potrebbe anche decidere di permettersi. Wiggins è capace di decidere la partita anche a livello difensivo, è un giocatore che lascia che tutta la squadra entri in partita, ma che al contempo ha dimostrato di saper essere decisivo quando la partita conta di più, come vediamo nel finale della partita contro Texas Tech:

http://www.youtube.com/watch?v=Hc-SPqh0kXY

Nella seconda partita contro K-State Wiggins tirò 4-12 mettendo a segno solo 16 punti, ma ancora sua fu la giocata che mandò la partita in overtime, con un incredibile rimbalzo offensivo su suo stesso errore: Andrew sa cosa voglia dire lasciare che la partita venga a sé. A differenza di molte stelle NBA, ma anche di molti giocatori mediocri, Wiggins non ha la necessità di vivere e morire col pallone in mano per influire sulla partita e si muove molto bene senza palla dove peraltro per gli avversari è molto difficile seguirlo date le sue doti atletiche.

Ovviamente però non tutto è rose e fiori e ovviamente il ragazzo ha ancora alcuni aspetti da limare: innanzitutto un ball handling poco convincente ed una certa incapacità nel crearsi attacco e nel crearlo per gli altri. I suoi limitati movimenti, la sua tendenza ad andare a destra (va a sinistra solo nel 30% delle azioni)e un fisico piuttosto esile lo rendono troppo spesso fermabile a difesa schierata, dove spesso si accontenta del jumper dai 5-6 metri, storicamente non uno dei migliori tiri per efficienza.Il suo assist/turnover ratio, sotto lo 0.70, non è certo qualcosa di grandioso.

Qui lo vediamo andare a destra, fare il solito crossover poco incisivo e perdere palla contro Florida:

Va detto che il gioco di Kansas con pochi isolamenti, pick n roll e basato sul gioco dentro-fuori non lo favorisce, ma questi sono difetti anche indipendenti dal gioco della squadra. Parlando del suo enorme potenziale elencavamo la varietà di conclusioni che il giocatore ha mostrato nel corso della stagione: se questo è vero e il Wiggins delle ultime 3-4 partite stagionali (prima di Stanford) è stato qualcosa di a dir poco impressionante e letale per gli avversari è anche vero che l’efficienza offensiva del freshman e la consistenza al tiro sono aspetti da migliorare. Wiggins tira con il 34% da tre e dimostra anche una certa discontinuità nei jumper dalla media: il ragazzo non ha una brutta meccanica di tiro, anzi, ma deve lavorare su un rilascio che avviene troppo in basso e talvolta frettolosamente, causando tiri troppo piatti che portano a prestazioni in cui le grandi conclusioni si alternano a errori notevoli e continui. Un aspetto che è saltato subito all’occhio e sul quale si son visti alcuni miglioramenti forse solo nelle ultime partite è la sua incapacità di chiudere le azioni in area con contatto:

Troppo spesso Wiggins sfrutta il suo grande controllo del corpo per evitare il contatto avversario portando però così a conclusioni più difficili, quando il contatto avviene poi le conclusioni risultano imprecise nella maggior parte dei casi. Wiggins ha dimostrato spesso un tocco della palla in avvicinamento al ferro piuttosto mediocre sbagliando troppe conclusioni che dovrebbero essere facili per le sue qualità e raramente riesce a concludere e ottenere degli “and one” dopo aver subito un contatto falloso. La sua struttura è esile e difficilmente cambierà più di tanto entrando in NBA, ma giocatori come Durant ci insegnano che non è solo una questione di muscoli e Wiggins dovrà imparare a sfruttare a suo vantaggio il contatto con i difensori avversari se vorrà diventare un giocatore capace di attaccare l’area al piano di sopra.

Che dire, Wiggins rimane un prospetto dall’enorme potenziale, motivo per cui ha ottime possibilità di essere la prima scelta assoluta del prossimo draft, posizione che, vista la tendenza dei GM NBA a puntare principalmente su scelte futuribili piuttosto che non su “lavori già conclusi”, dovrà lottarsi probabilmente più con l’altro “progetto” e compagno di squadra Embiid che non con il più pronto, ma con meno upside, Jabari Parker, sempre che quest’ultimo si dichiari. I lampi di grandezza si sono visti, i requisiti atletici di un giocatore NBA moderno ci sono tutti, lavorando sul jumper e migliorando ulteriormente in difesa non è difficile vederlo come un giocatore decisivo al piano di sopra nel giro di pochi anni. Andrew Wiggins è il motivo principale per cui questo Draft è atteso come uno dei migliori di sempre e sarà difficile ignorarlo alla prima chiamata.

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