Russell Westbrook fa sempre notizia, qualsiasi cosa faccia. La novità è che per una volta non ha fatto registrare una tripla doppia, chiudendo così la striscia aperta di triple doppie consecutive a quota 7: nel successo casalingo 99-96 dei Thunder sui Celtics, il numero 0 ha piazzato 37 punti e 12 rimbalzi, ma “soltanto” 6 assist. In compenso ha griffato i possessi decisivi con la penetrazione del sorpasso definitivo e vincendo la palla a due che di fatto ha consegnato la vittoria a OKC.
Un’altra prestazione da MVP di Westbrook, che è uno dei favoriti d’obbligo per conquistare il premio di Most Valuable Player ma che allo stesso tempo è interessato il giusto a questo discorso. La conferma arriva proprio dalla sua bocca durante la conferenza stampa nel postpartita dopo alcune domande incalzanti dei giornalisti a riguardo.
Io non so come funziona e non m’interessa più di tanto. Non so nemmeno come siano le regole delle votazioni, sul serio: non m’importa vincere l’MVP, davvero. Non m’importa né del premio né del processo che decreta il vincitore. Il mio unico obiettivo in testa rimane vincere un titolo e lo sarà sempre.
Le dichiarazioni di Westbrook sono davvero sincere: quando dice che non gli importa dell’MVP, non sono parole di circostanza ma è proprio così. Il prodotto di UCLA è un agonista esagerato, nato per competere e per cercare di primeggiare sempre e comunque in ogni partita in cui scenda in campo, che si tratti di un match estivo di Summer League o che si tratti della finale della Western Conference.
Il suo approccio mentale non varia mai, nemmeno l’energia illimitata che mette ogni volta che calca un parquet. La sua attitudine è encomiabile, un vincente per natura, la sua gestione tecnica invece non è ancora impeccabile ma Russell Westbrook è così: prendere o lasciare, e gli Oklahoma City Thunder prendono eccome.