Quando si intraprende una via, normalmente chi la percorre sa all’incirca quale sia la sua meta. Sa quali sono i suoi mezzi e come deve impiegarli per arrivare all’agognato traguardo. La versione 2014/2015 degli Atlanta Hawks, pur con dei buoni mezzi e consci di averli, parte dall’ignoranza del proprio vero obiettivo: perché se da una parte le risorse a disposizione in termini di roster e coaching staff impongono di puntare ai playoff (traguardo dichiarato e alla portata, soprattutto se consideriamo che ci troviamo a Est), dall’altra i recenti problemi societari, scaturiti dalle auto-accuse di razzismo che hanno determinato l’allontanamento volontario del GM Danny Ferry e dell’owner Bruce Levenson, e un processo di vendita della franchigia, che potrebbe anche rischiare di andare per le lunghe, potrebbero destabilizzare un ambiente ancora impegnato a cercare di capire cosa vuol fare da grande. Va comunque detto che il talento non abbonda dalla parti della Georgia, pur essendo comunque presente: nella scorsa stagione solo (o meglio principalmente) l’infortunio di Al Horford, alle prese con la seconda lesione al pettorale in due anni, ha impedito agli Atlanta Hawks di chiudere la stagione con un seed migliore rispetto all’ottavo, conquistato peraltro con il record negativo di 38-44. Giunti ai playoff con un roster non certo profondo, gli uomini di coach Mike Budenholzer hanno sorpreso gli Indiana Pacers (ok, la loro versione peggiore, ma pur sempre i Pacers) cedendo solo in gara-7, dopo una serie agguerritissima. Tirando qualche somma, dunque, se gli Hawks l’anno scorso sono stati piegati più dalla sfortuna e dagli infortuni che dai loro demeriti, e sono comunque riusciti a farsi valere in condizioni non certo delle più rosee, cosa possiamo aspettarci dall’annata prossima a cominciare, ora che coach Bud può di nuovo contare sul talento di Horford e su un roster apparentemente più affidabile? La stagione in partenza pertanto sarà essenziale per capire quali siano le reali aspirazioni di Atlanta e per fare acquisire agli Hawks quella consapevolezza dei propri mezzi che costituisce la base del processo di crescita che sembrano voler intraprendere.
L’ARENA
L’interno della Philips Arena, casa degli Atlanta HawksL’esterno della Philips Arena.
IL MERCATO
Gli Hawks si presentano ai nastri di partenza con un core fondamentalmente intatto visto che, rispetto alla partenza illustre di Josh Smith dell’anno scorso, nessuno dei “big” si è mosso o ha intenzione di farlo. Resta la grana legata al contratto di Millsap, dal 30 Giugno ufficialmente in contract year dopo aver firmato l’anno scorso un biennale da $19 milioni. Senza dubbio la questione estensione del giocatore ex-Utah sarà una di quelle che terrà principalmente banco durante l’arco della stagione. Per il resto nessuna addizione eccellente per gli uomini di Budenholzer che hanno puntato principalmente su qualche pedina che servisse a migliorare la difesa sugli esterni e in generale l’assetto della squadra nella propria metà campo. Interessante il rinnovo dell’ala Mike Scott, un triennale da $10 milioni, giocatore che sarà utile a coach Bud per aumentare il quoziente offensivo della squadra nel momento del bisogno, anche a scapito di una difesa ancora scadente da parte del prodotto di Virginia, e anche l’arrivo via draft di Adreian Payne, giocatore duttile che contenderà a Scott alcuni dei suoi minuti per via di un’attitudine difensiva più spiccata, qualità che ad Atlanta non può che far comodo.
Arrivi: Thabo Sefolosha (sign-and-trade), Adreian Payne (draft), Kent Bazemore (free agent), Mike Muscala. Elton Brand, Mike Scott e Shelvin Mack sono stati rifirmati da free agent dopo la scadenza del proprio contratto.
Partenze: Louis Williams, Gustavo Ayon, Cartier Martin.
STARTING LINEUP e BENCH PLAYERS
PG Jeff Teague PG Shelvin Mack
SG Kyle Korver SG Kent Bazemore
SF DeMarre Carroll SF Thabo Sefolosha
PF Paul Millsap PF Mike Scott
C Al Horford C Pero Antic/Elton Brand
ROSTER ATTUALE E PAYROLL
Player | 2014/15 | 2015/16 | 2016/17 | 2017/18 | 2018/19 | 2019/20 |
Al Horford | $12,000,000 | $12,000,000 | $0 | $0 | $0 | $0 |
Paul Millsap | $9,500,000 | $0 | $0 | $0 | $0 | $0 |
Jeff Teague | $8,000,000 | $8,000,000 | $8,000,000 | $0 | $0 | $0 |
Kyle Korver | $6,253,521 | $5,746,479 | $5,239,437 | $0 | $0 | $0 |
Thabo Sefolosha | $4,000,000 | $4,000,000 | $4,000,000 | $0 | $0 | $0 |
Mike Scott | $3,333,333 | $3,333,333 | $3,333,333 | $0 | $0 | $0 |
DeMarre Carroll | $2,500,000 | $0 | $0 | $0 | $0 | $0 |
Shelvin Mack | $2,433,333 | $2,433,333 | $2,433,334 | $0 | $0 | $0 |
Kent Bazemore | $2,000,000 | $2,000,000 | $0 | $0 | $0 | $0 |
Elton Brand | $2,000,000 | $0 | $0 | $0 | $0 | $0 |
Adreian Payne | $1,855,320 | $1,938,840 | $2,022,240 | $3,100,093 | $4,333,931 | $0 |
Dennis Schroeder | $1,690,680 | $1,763,400 | $2,708,582 | $3,824,518 | $0 | $0 |
John Jenkins | $1,312,920 | $2,228,025 | $3,241,776 | $0 | $0 | $0 |
Pero Antic | $1,250,000 | $0 | $0 | $0 | $0 | $0 |
John Salmons | $1,000,000 | $0 | $0 | $0 | $0 | $0 |
Mike Muscala | $816,482 | $947,276 | $1,015,696 | $0 | $0 | $0 |
TOTALS: | $59,129,107 | $39,451,985 | $17,239,437 | $0 | $0 | $0 |
IL COACH
Dopo aver trascorso tutta la carriera di assistente alla corte di Gregg Popovich a San Antonio, e aver dato anche il suo contributo alla vittoria dei primi 4 anelli degli Spurs, coach Mike Budenholzer ha dimostrato nella passata stagione di avere il carattere giusto per guidare una squadra tutta sua. Il talento non è così copioso ad Atlanta, ma Budenholzer ha dimostrato di poter supplire a questa lacune con un impostazione di gioco quadrata e organizzata, pur non disponendo di un roster profondissimo, anche a causa degli infortuni. Coach Bud ha avuto peraltro il merito di sfruttare le attitudini dei suoi giocatori al meglio, trasformando journeymen come DeMarre Carroll e Shelvin Mack in pedine fondamentali per riuscire a raggiungere i playoff: in particolare il primo, inserito in quintetto per le sue buonissime doti difensive sugli esterni nell’uno contro uno, è divenuto più affidabile nella metà campo offensiva, mettendo su un jumper discreto e riuscendo a concludere la stagione con un buon 36.2% dall’arco. Le recenti vicissitudini societarie e l’addio di Danny Ferry, hanno comportato che Budenholzer venisse insignito di responsabilità ulteriori rispetto a quelle strettamente tecniche, responsabilità cui cercherà sicuramente di tener testa importando quella tradizione Spurs che ha già lasciato intravedere nell’impostazione tattica impressa alla sua squadra e nell’ingente dote di carisma che coach Pop gli ha tramandato. Con il ritorno di Horford e un roster migliorato, coach Bud può ora mirare più in alto e, per quanto visto in preseason, questi Hawks possono essere davvero una mina vagante nella Eastern Conference, potendo puntare anche a un seed piuttosto alto per la qualificazione ai playoff: occasione questa che Budenholzer non vorrà lasciarsi sfuggire visto il deserto dei Tartari che si profilerà esserci dietro i Cleveland Cavaliers.
MIGLIOR GIOCATORE OFFENSIVO
Al netto degli infortuni che gli sono occorsi, il giocatore offensivamente più forte degli Hawks rimane sempre Al Horford, rimasto unico leader di Atlanta dopo gli addii eccellenti di Joe Johnson prima e (quello più pesante) di Josh Smith poi. Il centro dominicano, All-Star nel 2010 e nel 2011, prima dell’infortunio occorsogli l’anno scorso era sul sentiero giusto per mettere insieme la stagione migliore della sua carriera, facendo registrare (nelle 29 gare in cui è sceso in campo) un bottino medio di 18.6 punti a partita con il 57% dal campo, mantenendo intatta la sua efficienza nonostante il fatto di essere diventato una prima opzione offensiva e quindi inevitabilmente l’ “attrattiva” numero 1 per le difese avversarie. Non è un caso che nel momento in cui sia venuto a mancare lui, e la sua presenza nel pick n’roll game di Atlanta, la squadra abbia avuto un crollo verticale: Teague ha visto aprirsi molte meno corsie per andare a canestro, Korver improvvisamente ha dovuto beneficiare di spazi minori rispetto a quelli apertigli dalla presenza del dominicano e Millsap si è visto diventare l’oggetto principale delle attenzioni degli avversari, ruolo che senza dubbio ne ha diminuito l’efficienza.
Il ritorno del centro in quintetto, dunque, oltre a restituire ad Atlanta il proprio leader si dimostrerà essenziale per ripristinare la pericolosità offensiva interna degli Hawks che viaggia proprio sull’asse Horford-Millsap e, al contempo, per rimettere in moto l’impostazione tattica fondata sul pick n’roll di coach Budenholzer e di cui Horford, come detto, costituisce perno essenziale.
MIGLIOR GIOCATORE DIFENSIVO
Quando nel tuo roster figura il nome di Thabo Sefolosha, puoi star sicuro di avere un ottimo specialista difensivo sugli esterni, uno di quelli capaci di fruttare una serataccia a qualunque avversario gli capiti davanti. Sefolosha quest’anno è forse l’arrivo più “pregiato” per gli Atlanta Hawks che, invece di puntare sui grossi nomi offerti dal mercato ad inizio offseason, hanno preferito coprire i ruoli scoperti o puntellare quelli che richedevano maggiore attenzione. In questo senso si pone l’arrivo di Sefolosha, con un contratto triennale da $12 milioni (per alcuni strapagato, soprattutto visto un rendimento offensivo nell’ultima stagione che definire scadente sarebbe eufemistico), che va a coprire possibili buchi difensivi, fungendo da backup a quello che insieme a lui è il miglior difensore degli Hawks, DeMarre Carroll, journeyman NBA che ha saputo conquistarsi il posto da titolare un passo alla volta dimostrando un’ottima e costante attitudine difensiva, omologa e forse (in questo momento) per certi versi superiore a quella di Sefolosha, con cui comunque può convivere vista la duttilità dello svizzero che può giocare sia da 2 che da 3. Carroll e Sefolosha condividono anche una produzione offensiva di scarso livello: il primo, come si diceva poco fa, è divenuto più affidabile sul jumper, ma rimane comunque molto goffo quanto a ball-handling e comunque non affidabile quando si tratta di creare qualcosa dal palleggio; il secondo ha visto negli anni lentamente calare le proprie percentuali offensive, fino a fossilizzarsi sul suo talento primario, comunque non sufficiente alla sua squadra a compensare lo svantaggio di attaccare di fatto in quattro. Tolto questo, non strettamente attinente al profilo trattato, entrambi restano due pietre angolari del sistema difensivo degli Hawks e insieme ad un altro neo-arrivato Kent Bazemore, costituiscono per coach Bud un ottimo trio su cui puntare per rendere più solido il gioco nella metà campo difensiva, soprattutto considerando le carenze di gente come Jeff Teague, giocatore che ormai i tifosi di Atlanta hanno rinunciato a voler vedere difendere.
L’UOMO CHIAVE
Reduce da una stagione ad altissimi livelli, nella quale ha fornito un contributo determinante a portare gli Hawks in postseason ed ottenuto la convocazione all’All-Star Game, Paul Millsap si candida ad essere l’uomo chiave di questi Atlanta Hakws, una perfetta alternativa da cui andare quando Horford non è in serata ed un solido difensore di squadra, pur essendo sottodimensionato come 4 e quindi rendendo (anche più di) qualche centimetro agli avversari. Sotto il profilo offensivo va rimarcato come Millsap sia stato il trascinatore degli Hawks nella scorsa stagione, facendo registrare una media di 17.9 punti e 8.5 rimbalzi, seppur da sposare al calo di efficienza che lo ha interessato dopo l’infortunio di Horford e dunque il passaggio a prima opzione offensiva, “nemico giurato” delle difese avversarie. In questo senso il ritorno di Horford e un possibile mini-push di Teague potrebbero sgravare Millsap di responsabilità offensive in eccesso, restituendolo al ruolo più consono di secondo violino. Sotto il profilo difensivo invece, anche le responsabilità difensive del no.4 sono destinate a calare visto l’arrivo ai falchi di Adreian Payne, che proprio nella metà campo difensiva è destinato a guadagnarsi minuti importanti, soprattutto vista la sua duttilità.
Un piccolo inciso va fatto riguardo ad un altro giocatore, poc’anzi menzionato, Jeff Teague. L’inciso è doveroso perché il playmaker di Atlanta concorre anche lui, sebbene non alla pari con Millsap, a costituire un fattore importante nelle sorti della stagioni degli Hawks. Teague, infatti, sembra essere cresciuto durante la prima stagione agli ordini di Budenholzer, diventando un buon realizzatore (16.5 punti a gara), anche senza un tiro da fuori che possa dirsi affidabile (32,9% la sua percentuale dall’arco). Il 26enne playmaker è dotato di una notevole aggressività e attacca il canestro in maniera continua; sotto questo profilo non è una point guard pura e non considera sempre il passaggio come prima opzione, pur rimanendo comunque abbondantemente sopra i 7 assist a partita. Il suo pick n’roll con Horford sarà una delle soluzioni che coach Budenholzer cavalcherà maggiormente, vista le cospicue doti che porta ad Atlanta in termini di punti. Unico neo rimane la difesa: è quello l’unico punto su cui il no.0 dovrebbe lavorare davvero, e dal quale ci si aspetta un miglioramento che per gli Hawks sarebbe oro colato.
PUNTI DI FORZA E PUNTI DEBOLI
Un quintetto solido e giocatori esperti: questo è un’inequivocabile vantaggio degli Hawks, che puntano principalmente per fare male agli avversari sul duo Millsap-Horford, una coppia a livello di qualsiasi frontline avversaria. La maggiore profondità raggiunta con i nuovi arrivi a roster dovrebbe consentire a Budenholzer di mettere appunto delle rotazioni valide che gli evitino di arrivare ai playoff con l’acqua alla gola. Korver e Teague sono inoltre altre due validissime frecce che coach Bud può scoccare al momento di suonare la carica. Il tutto unito ad una difesa di squadra solida e una difesa sugli esterni che con l’arrivo di Sefolosha dovrebbe quantomeno essere migliorata.
A questi punti di forza fanno da contraltare le carenze offensive degli esterni, incapaci di creare dal palleggio o superare il diretto avversario e qualche dubbio per quanto riguarda il playmaking, considerato comunque che Teague non sembra del tutto maturato e, a parte lui, sembrano poche le alternative nel ruolo.Il roster è sì abbastanza profondo, ma la qualità non è assolutamente sufficiente per arrivare in fondo. SCENARI E PREVISIONI PER LA STAGIONE
Il migliore scenario possibile per questi Hawks sarebbe probabilmente un secondo turno di playoff, visto comunque che i presupposti per puntare ad una comoda qualificazione ci sono così come i mezzi per cercare almeno di superare il primo turno. Se il duo Horford-Millsap conferma le attese e Teague compie finalmente quel tanto atteso salto di qualità, gli Hawks potrebbero essere una delle sorprese del torneo. Ovviamente questo ammesso che il roster rimanga sano per tutta la stagione.
Il peggiore scenario li vedrebbe invece esclusi dal palcoscenico dei playoff, magari ancora una volta complice un infortunio di Horford, un Millsap che conferma di essere una croce in contract year e un peggioramento generale del rendimento del roster, soprattutto di quei giocatori che, come Carroll e Mack, l’anno scorso sono saliti di livello portando alla squadra un contributo insperato.
Lo scenario più realistico è quello che, indipendentemente dagli infortuni che sicuramente nell’arco di una stagione da 82 partite possono occorrere, Atlanta riesca comunque a qualificarsi ai playoff, con un seed tra il 5º e l’8º, e ospiti almeno il primo turno dei playoff.
Quel che è certo e va considerato è comunque il peso che la stagione 2014/2015 avrà per il futuro degli Atlanta Hawks. L’andamento di quest’annata determinerà le scelte future della franchigia che potrebbe trovarsi presto in altre mani, mani probabilmente ansiose di intraprendere un processo di rebuilding per ri-plasmare la squadra secondo le proprie aspettative; mani che potrebbero desistere se il progetto dimostrasse già da adesso di essere solido e meritevole di essere portato avanti con questo coach e con questi giocatori. Tutto è nelle mani di Budenholzer e dei suoi uomini: mai come adesso si può dire che saranno loro stessi a forgiare il proprio futuro, felice o infelice che sia.