Quando i Boston Celtics hanno iniziato questa stagione, tutti sapevano che sarebbe stata un’annata di transizione, un’annata che aldilà di ogni affermazione di rito (“Siamo i Celtics, noi non tankiamo”, parole del GM Danny Ainge) avrebbe visto la franchigia più titolata della lega sacrificare il “pride” per la speranza di futuro più roseo.
Ma di fronte a un mese di Gennaio da 2 vittorie e 15 sconfitte (record di franchigia per le sconfitte in un mese), anche i tifosi più comprensivi avrebbero ben pochi motivi di conforto; se volessimo trovarne uno, però, si potrebbe pensare allo sviluppo del giovane lungo Jared Sullinger, reduce da una prestazione da 24 punti (sia pure con 9-25 dal campo) e 17 rimbalzi nella sconfitta della notte contro i Philadelphia Sixers, maturata nel finale di match con il buzzer beater di Evan Turner (punteggio finale 95-94 per Phila).
Il no.7 di Boston, selezionato per il Rising Stars Challenge dell’All Star Friday (14 Febbraio), ha però avuto qualche problema di troppo nelle tre partite precedenti a quella contro i Sixers, nelle quali ha complessivamente segnato 16 punti e catturato 12 carambole, oltre che mostrato delle prestazioni non consone al suo reale talento (più probabile dunque che si tratti di mancanza di motivazione, che in un contesto perdente spesso finisce per condizionare l‘effort dei giocatori); in stagione vanta invece una media di 12,5 punti e 7,6 rimbalzi. Va detto che il suo mese di Gennaio, come quello di tutta la squadra, è stato tutt’altro che positivo, considerato le difficoltà al tiro del nostro che ha fatto registrare un misero 37,4% dopo un annata iniziata con il 48,7% di Novembre e il 42,7% di Dicembre (percentuali che tengono conto dell’ampio range di tiro di Sullinger e che come si può notare dall’inizio dell’anno fino al momento attuale sono andate sempre più a calare).
Nonostante i problemi riscontrati però, è palese che il ragazzo non manchi di talento, pur trattandosi ancora di un cantiere aperto e che, dal punto di vista mentale soprattutto, ci sia ancora parecchio lavoro da fare. Lo sa bene Brad Stevens, coach di Boston, che in settimana ha discusso con Sullinger per aiutarlo a superare le su difficoltà, chiedendogli inoltre di assumersi maggiori responsabilità, diventando un vero e proprio leader dei “ricostruendi” Celtics.
“Per prima cosa gli ho fatto capire che apprezzo il fatto che stia giocando nonostante i suoi problemi fisici alla mano e al dito” – ha dichiarato Stevens – “E’ un ragazzo forte, a cui piace giocare e vuole farlo con tutte le sue forze. Ho molta considerazione di questo fatto e ho grande stima di lui per questo.”
“L’ho sfidato anche a non accettare come scusa il fatto di essere giovane in questa lega.” – ha spiegato ancora il coach di Boston – “Al momento siamo in una situazione particolare in cui viene chiesto ad alcuni dei nostri giocatori più giovani di essere dei leader, anche alzando la voce in campo. Il punto del mio discorso è stato che, anche se sappiamo che ha solo 22 anni, è un giocatore di basket maturo e capisce il gioco. Abbiamo bisogno per crescere che giochi e dimostri di avere più anni di quelli che ha in realtà. Ma gari non sarà giusto, ma per lui è una grande opportunità.”
Opportunità che certo Sullinger non vorrà lasciarsi scappare; la rinascita di Boston non può che passare anche da lui.