Nell’articolo di presentazione della stagione dei Phoenix Suns per quanto riguarda gli obiettivi avevamo scritto questo: Vincere 25 partite sarebbe un bel traguardo, e non solo perché rappresenterebbero 2 W in più di un anno fa. Ma ancora il vero obiettivo della prossima stagione è quello di poter gettare le basi per le stagioni a venire e far tornare l’entusiasmo ai tifosi dei Suns. Arrivati quasi a metà regular season il record dei Suns dice 12-26 ― il che sarebbe in linea con le nostre aspettative, ma di miglioramenti rispetto ad un anno fa i Suns ne hanno fatti vedere ben pochi, molti meno di quanto ci si aspettasse. Soprattutto non ci capisce bene ancora quale direzione stia prendendo la squadra di coach Watson, che sembra stentare nel togliersi dal pantano involutivo nella quale si trova da oramai troppe stagioni.
L’attacco di Phoenix è forse uno dei meno godibili della Lega, lasciato spesso all’ispirazione ed il talento dei singoli. Tanti isolamenti, poca circolazione, pochissimi assist, tante palle perse. I Suns sono stra-ultimi nelle assistenze con un misero 46.5% di AST% (la penultima, Toronto, è attorno al 49%) e perdono 15.5 palloni a partita (migliorando leggermente il 16.9 di un anno fa).
Inoltre sono tra le peggiori squadre della Lega anche per percentuale reale dal campo con appena 49.1 di eFG%. La presenza di accentratori come Bledsoe, Knight, Booker non aiuta la circolazione. Il gioco muscolare di Bledsoe, fatti di tanti palleggi e playground basketball diventa spesso stopposo, quasi ridondante, che va bene per gonfiare le sue statistiche ma non per alimentare il motore offensivo dei compagni. Dopo alcune partite saltate per malattia Phoenix ha ritrovato anche TJ Warren, giocatore duttile che può adattarsi ad entrambi gli spot di Forward e che si aggiunge alla schiera di solisti di coach Watson.
Di talento grezzo i Suns ne avrebbero: il difficile sembra incanalarlo in una struttura di gioco funzionale. Il più cristallino è sicuramente quello di Devin Booker, che a 20 anni compiuti da poco ha già dimostrato di essere uno scorer di primo livello, cercando di ampliare il proprio gioco offensivo. Nonostante delle percentuali al tiro non sempre impeccabili non c’è dubbio che sia lui il futuro della franchigie, e il ragazzo sembra avere le spalle sufficientemente larghe per prendersi carico di queste responsabilità. Se però vorrà riportare Phoenix sulla mappa del basket che conta dovrà migliorare sensibilmente nella metà campo difensiva, visto che ad oggi Booker può essere considerato quasi nocivo per i compagni.
Nella metà campo difensiva i Suns spesso sono ancora peggiori che in attacco e tra i peggiori interpreti c’è sicuramente l’ex Kentucky. Gli errori difensivi di Booker all’interno di una partita sono tanti ed oltre ad una totale mancanza di coordinazione di movimenti coi compagni ― che può essere attribuita anche ad una cattiva organizzazione di base ―, spesso sembra distratto, disattento, il che è di gran lunga peggiore. Questo lo porta a restare impassibile mentre gli avversari penetrano o a perdersi l’uomo di riferimento concedendo tiri aperti e non contestati. Considerata la giovane età tutto si può chiudere un occhio e considerarla inesperienza, ma occorre monitorare bene la situazione di quello che sembra l’inizio di un campanello d’allarme.
Nello stesso discorso di talento e inesperienza vanno inserite anche le ultime due scelte al draft dei Suns, Marquese Chriss e Dragan Bender. Anche loro giovanissimi, anche loro dotati di un cristallino talento, ma anche loro in una situazione che inizia a diventare delicata. Chriss è quasi sempre partito in quintetto per Watson, usato da stretch-four per spaziare il campo. La stessa idea viene applicata a Bender, anche se per il croato il discorso è differente visto che il campo lo vede pochissimo. In un recente articolo uscito su The Ringer Jonathan Tjarks ha evidenziato come attualmente non stiano portando grossi vantaggi alla squadra, visto che nonostante Watson li usi spesso come detto fuori dall’area pronti a ricevere gli scarichi dei compagni gli avversari semplicemente si disinteressano di loro. Dei 143 tiri combinati presi da oltre l’arco ben 136 non sono stati contestati; tirando entrambi con a malapena il 31% da tre si capisce che questo non crei alcun vantaggio all’attacco di Phoenix che ristagna in cerca di spaziature.
Watson ha iniziato ad escluderli sempre di più dalle rotazioni per far posto a giocatori come PJ Tucker e Barbosa, buonissimi role player ma che difficilmente possono incrementare il tasso tecnico della squadra, e ancora peggio non costruiscono quelle basi necessarie per tornare a competere nel futuro. La situazione è molto delicata e i Suns rischiano di incartarsi perdendo ulteriore tempo. Tjarks nel suo articolo sosteneva come una via per Phoenix fosse quella di estremizzare ancora di più il concetto giocando con Chriss e Bender da centri, più quattro esterni. I Suns corrono molto, sono secondi per PACE dietro ai soli Nets e potrebbe essere un opzione percorribile; ma questo farebbe sorgere un altro problema come la gestione di Tyson Chandler (che ha ancora due anni di contratto) e Alex Len, altro prospetto pescato in lottery che si sta piano piano perdendo. Un Len che inoltre diventerà free agent quest’estate ― seppur restricted ― e la cessione di Chandler comporterebbe privarsi dell’unico rim-protector in squadra, nonostante spesso questo si riveli inutile vista la facilità con cui gli avversari arrivano al ferro. Insomma da ovunque la si tiri la coperta sembra restare molto corta.
Chriss ha fatto vedere di essere più pronto di Bender, grazie anche al maggior atletismo, ma ancora lontano. Nelle partite che abbiamo assistito Live da Phoenix contro San Antonio e Philadelphia gli avversari convergevano su di lui il loro lungo migliore (Aldridge ed Embiid) col risultato immediato di un mis-match impossibile da sostenere.
Al momento la situazione sembra restare così com’è ma non è da escludere che i Suns possano effettuare dei cambiamenti ancora prima della fine della stagione. Uno tra Bledsoe e Brandon Knight sembra destinato a partire, col secondo principale indiziato, ma nessuno ― tranne ovviamente Booker ― può sentirsi sicuro.
Questo comprende anche lo stesso Watson. Nel suo primo vero anno da head coach l’ex giocatore di Seattle non sta facendo vedere grandi cose, e la squadra non sembra crescere ne sotto il punto di vista tecnico che quello mentale. Watson che inoltre non ha mostrato chiarezza anche nella gestione delle rotazioni, non sempre impeccabili, e nonostante un contratto di tre anni firmato lo scorso anno non è impossibile pensare ad un suo addio. La rinomata poca pazienza del proprietario Robert Sarver potrebbe esaurirsi presto, e forse per una volta questo non sarebbe neanche un male. I Suns rischiano di stagnarsi in una posizione ibrida di incompiuta e gettare al vento anni e potenziale preziosi, relegandosi ai bassifondi della Lega ancora per tanti anni. C’è ancora tempo per invertire la rotta, ma (ahimè) non si possono avere vent’anni per sempre.