Tutto e il contrario di tutto. Indiana-Atlanta può essere dipinta come la serie delle antitesi, dei ribaltoni, delle certezze destinate a sgretolarsi. Da un lato c’è Vogel, pilota smaliziato alla guida di una fuoriserie. Dall’altro Budenholzer, apprendista stregone seduto su un’utilitaria.
COME ARRIVANO AI PLAYOFFS
I Pacers sono entrati ai playoffs in retromarcia e la causa di questa improvvisa involuzione va ricercata nel significato della parola “spogliatoio”. La verità è crudele: nonostante le smentite di facciata (doverose) esiste qualche ruggine. Tra chi non ci è dato saperlo, ma per risolvere il problema alla radice Vogel è stato costretto a ricorrere alle maniere forti. Una fotografia in particolare è rimasta impressa nella memoria dei fedelissimi della Bankers Life FieldHouse. Il 7 Aprile gli Hawks umiliano George e compagni siglando un parziale di 17-3 nei primi sei minuti di gioco. Uno smacco. Percentuali ridicole e difesa colabrodo fanno traboccare il vaso. Il coach sclera, riflette, cambia l’intero quintetto. Schiaffo morale da ko per il clan dei senatori. La lezione penetra nell’orgoglio e restituisce a Indiana nuova linfa, fondamentale per acciuffare in extremis il dominio della Conference. E pensare che fino a Natale il percorso era somigliato ad una passeggiata di salute. Poi il buio, le tenebre, un roster rivoluzionato con l’addio di Danny Granger e gli arrivi di Turner e Bynum, i limiti psicologici e la conseguente sterilità offensiva. Una crisi mascherata dai numeri: 35 vittorie in casa non sono una barzelletta e 92 punti subiti a partita rappresentano la conferma di una solidità capace di sopravvivere a qualsiasi tempesta.
Cielo sereno o poco nuvoloso. La bassa pressione in Georgia riduce il rischio di precipitazioni, e chissà che non sia proprio questa spensieratezza l’arma in più per sorprendere i favoriti. La Regular Season degli Hawks è stata un lunghissimo giro al luna park, tra i brividi delle montagne russe e il panico di alcuni autoscontri. In primis il ko di Al Horford, perdita scioccante per un roster che nel 2013 ha viaggiato oltre ogni logica aspettativa. L’uscita di scena del prodotto di Florida ha responsabilizzato Paul Millsap, valoroso condottiero di una battaglia portata a termine anche grazie all’accento europeo di Pero Antic. Oscar come migliore colonna sonora al record di partite consecutive con almeno una tripla stabilito da Kyle Korver. Un tormentone durato 127 esibizioni, fino al liberatorio capolinea. L’impennata verso il traguardo della post-season ha assunto un retrogusto epico nelle ultime settimane, quando la minaccia di New York si è palesata con insistenza. Nemmeno l’influsso di Phil Jackson ha deviato la traiettoria di Atlanta, troppo determinata per fallire un piazzamento assolutamente meritato.
UOMINI CHIAVE
Paul George: inevitabile. E’ la nomination più scontata, ma è l’opzione dettata dalla logica. Le iniziative del 24 possono risolvere diverse grane a Indy, specie in quelle situazioni complesse o in quei momenti critici in cui si fa fatica a far funzionare l’attacco. Può permettersi di non esagerare, per risparmiare le cartucce migliori in vista di appuntamenti più delicati.
Lance Stephenson: l’uomo delle triple doppie, ben cinque in questa stagione. Ecco un altro che può girare diverse frittate quando nell’aria si fa largo la puzza di bruciato. Distribuisce assist, cattura rimbalzi e accende i compagni con scariche di adrenalina che solo lui riesce a diffondere.
Paul Millsap: la roccia della Louisiana. Il suo lavoro sporco sotto i tabelloni potrebbe complicare i piani dei Pacers. 154 i rimbalzi offensivi messi a referto. Elettrizzante il duello con David West, ma non è escluso che in alcune circostanze possa essere dirottato a fare a sportellate con Roy Hibbert.
Jeff Teague: zero in condotta. Quel numero di maglia è un messaggio in codice. Difetta di continuità, non è ancora maturo per vestire i panni del trascinatore, ma se becca la serata di grazia penetra contro la difesa schierata e si inventa qualsiasi cosa. Dosando la sua illimitata fantasia ed evitando gli eccessi è l’asso capace di far saltare il banco.
GLI ALLENATORI
Step by step. Potremmo usarlo come motto di Frank Vogel, coach giovane ma abituato a lavorare con pazienza e senza bruciare le tappe. Accontentarsi nuoce gravemente alla salute: basta vederlo in panchina, sempre sull’attenti e con gli occhi spalancati. Non sbraita, protesta il giusto, i suoi rimproveri sono frecciate dritte al cuore. Spesso lasciano il segno e scatenano una reazione. La sua filosofia? “I successi si costruiscono in difesa. L’attacco è un bonus”. Nel 2012 fu semifinale di Conference, nel 2013 finale. Se tanto mi dà tanto…
17 anni di rodaggio come assistente del maestro Popovich. Il tirocinio di Mark Budenholzer non ha eguali nella lega dei marziani. Mangiare pane e Spurs lo ha costruito secondo un certo stampo, tendente a privilegiare schemi e collettivo allo stagnante narcisismo delle star. Da rookie della panchina ha subito centrato il bersaglio playoffs. Ha il merito di aver creduto in DeMarre Carroll come spalla ideale di Millsap, proseguendo un cammino coerente in scia del passato di entrambe le ali a Salt Lake City.
I PRECEDENTI
Nelle quattro gare disputate in stagione regolare regna l’equilibrio. Due successi a testa, con Atlanta vittoriosa il 9 Gennaio nel primo round (97-87). Determinanti furono i 16 punti in 27 minuti di Pero Antic, variabile impazzita di un match totalmente senza storia. Altra musica il 5 Febbraio, quando un magistrale David West piegò gli Hawks grazie a una doppia doppia da 22 punti e 10 rimbalzi. Sotto lo sguardo vigile di Larry Bird Indiana riuscì a ripetersi quindici giorni più avanti: stavolta protagonista fu Roy Hibbert, gigantesco nel rifilare 4 stoppate al malcapitato Ayon. Da incubo, invece, l’ultima uscita datata 7 Aprile. Tema già trattato in cima alla preview, copione imbarazzante che Vogel e soci si rifiuteranno di riproporre adesso che c’è in palio il malloppo. La storia narra di un’egemonia Pacers in epoca moderna, con il ricordo più fresco risalente al trionfo in 6 gare del 2013. Il sorriso dei georgiani si riaccende tornando indietro al 1996: format 3 su 5 e impresa dell’orchestra diretta da Mookie Blaylock, Christian Laettner e Steve Smith.
PRONOSTICO
Indiana arranca in trasferta (bilancio 21-20), ma potrebbe trarre giovamento dalle critiche dei media. Il livello di attenzione sembra essere tornato quello dei bei tempi, la fame è tanta e la qualità pure. Un ruolo decisivo potrebbe giocarlo la profondità della panchina: Scola, Turner e Bynum (senza guai fisici) sono lussi che impreziosiscono la rotazione. Atlanta ha una manciata di soluzioni offensive, sfrutterà molto il tiro da 3 punti con le bocche da fuoco Korver e Carroll, ma soffrirà l’asfissiante pressione dei Pacers sul perimetro. Non mi soffermo sulla lotta sotto canestro, verdetto ovvio.
Risultato Serie: 4-1 Indiana
CALENDARIO
Sab. 19/4 | Gara 1 | Atlanta @ INDIANA | ore 01.00 |
Mar. 22/4 | Gara 2 | Atlanta @ INDIANA | ore 01.00 |
Gio. 24/4 | Gara 3 | Indiana @ ATLANTA | ore 01.00 |
Sab. 26/4 | Gara 4 | Indiana @ ATLANTA | ore 20.00 |
Lun. 28/4 | Ev. Gara 5 | Atlanta @ INDIANA | ore 02.00 |
Gio. 01/5 | Ev. Gara 6 | Indiana @ ATLANTA | orario da definire |
Sab. 03/5 | Ev. Gara 7 | Atlanta @ INDIANA | orario da definire |